“Li Fauni” di Norcia. Tradizione non spezzata

Il fuoco spande intorno a sé calore e luce: è la legge della natura, valida anche nel mondo dello spirito. (Vergilio Gamboso).

In ogni epoca, cultura o tradizione il fuoco riunisce intorno a sé la comunità in una sorta di grande cenacolo totalitario. I migliori racconti sono sempre stati recitati intorno ad un fuoco, la scoperta stessa fu il punto di svolta nell’evoluzione culturale umana e proprio dal fuoco si riparte, anche fosse solo per una singola notte. Norcia e i suoi abitanti non hanno voluto spezzare quella tradizione che li vedeva protagonisti il 9 dicembre nell’accensione de “Li Fauni” ; il terremoto li ha privati della loro intimità casalinga ma le tradizioni in paesi di montagna sono più forti di eventi così devastanti. I faoni, o per meglio dire “Li Fauni”, rappresentano una delle manifestazioni sicuramente più caratteristiche di Norcia in un mix tra paganesimo e cristianità. Il paese con la singolare forma a cuore è diviso da sette rioni, uno per ogni porta muraria e ogni rione con i propri rappresentanti è dedito alla ricerca di ginestre per alimentare i grandi fuochi. Ci vogliono ovviamente diverse uscite da parte dei rionali per trovare tutta la ginestra necessaria per alimentare il fuoco; di anno in anno la competitività è andata sempre ad aumentare in ogni singolo rione già dai primi preparativi: c’è gara tra chi carica di più il camion, tra chi fa il Faone più grande, tra chi riesce a creare il fuoco più bello o il banchetto più ricco. I grandi fuochi che si accendono la notte del 9 dicembre hanno due valenze, nel significato pagano c’è l’esorcizzazione dell’inverno ormai alle porte e il bruciare l’anno vecchio per arrivare carichi all’anno nuovo, le sfumature del credo antichissimo pagano sono date anche da come brucia lo stesso falò, in che modo viene alimentata la fiamma e come va a disgregarsi il “faone”. Il cristianesimo vuole ricondurre le origini della festa al 1291, alla notte in cui la casa della Madonna, a Nazareth, venne portata in cielo dagli angeli, e trasportata sulle sponde dell’Adriatico, a Loreto, al sicuro dagli infedeli ottomani, che avevano occupato la Terra Santa. Per indicare il percorso vennero accesi enormi fuochi, che li guidarono dove il fervore religioso era più forte e in tutta la Valnerina si accesero questi segnali che facevano da veri e propri “apripista”; Cascia, Norcia, Monteleone, Borgo Cerreto e tutti i villaggi limitrofi della montagna in una notte divennero uniti secondo l’unico credo del 9 dicembre. In questo 2016 la “Festa delle Campane” (chiamata anche in questo modo) ha un sapore completamente differente ma la montagna non può e non deve assolutamente fermare le tradizioni ed è proprio così che seppur in luoghi diversi dai noti portici della città i norcini e gli abitanti della montagna hanno voluto comunque festeggiare il proprio “faone”. “Il 9 dicembre per noi di Norcia rappresenta una festa pre-natalizia veramente importante, e quest’anno più degli anni passati dovevamo riunirci intorno ai nostri fuochi per esorcizzare questo 2016. I “faoni” andavano fatti – dichiara Paolo Millefiorini, nursino – e in un clima di paura e tristezza l’ardere del “falò” deve rappresentare il primo punto cardine del nostro futuro. Intorno al fuoco poi si sono uniti moltissimi volontari della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, il Soccorso Alpino e l’Esercito, insomma i nostri “faoni” dovevano essere ancora più grandi del solito per tutto il pubblico che li ha ammirati durante la fredda notte del 9 dicembre. La tradizione voleva che allo scoccare della mezzanotte tutte le campane della città suonassero a festa per quindici minuti, purtroppo questa è stata l’unica cosa che non abbiamo potuto fare per ovvi motivi ma le campane suoneranno ben presto, Norcia ne è sicura”. L’atmosfera che si respirava intorno al fuoco non era un’atmosfera triste o rassegnata, tutt’altro il banchetto realizzato grazie alle aziende locali che hanno ridistribuito norcinerie varie è andato benissimo, dei grandi barbecue hanno scaldato gli animi prima dell’accensione del falò, polenta fatta in casa e l’immancabile vin-brulè per tutti coloro che si avvicinavano alla zona adibita al “faone” e poi balli, canti popolari con armonica, giochi e i ragazzi che per primi hanno voluto con le loro fiaccole accendere il grande fuoco: i giovani che nonostante tutto rimangono, innamorati della propria terra e che vogliono a tutti i costi una nuova Norcia che possa far risuonare le proprie campane non solo per quindici minuti ma per molto tempo ancora.

Qui la Fotogallery che ho realizzato per AVVENIRE

Qui il pezzo scritto per RGUnotizie.it

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